Budelli: ci siamo! Prelazione entro l’8 Gennaio

E ricostruiamo la verità su questa battaglia di civiltà giuridica ed ecologica.

 

Entro l’8 gennaio, dopodomani, il Parco Nazionale della Maddalena dovrà esercitare la prelazione per acquisire al patrimonio pubblico l’isola di Budelli.
L’articolo della legge di stabilità, diventato il numero 115 nella stesura finale del testo, prevede l’esercizio della prelazione e stanzia i tre milioni necessari e quindi obbliga il Parco e gli altri organi dello Stato a dare esecuzione.
Negli ultimi giorni ho assistito ad interventi davvero originali, come quello del sig. Harte, il miliardario neozelandese che si era aggiudicato all’asta l’isola, che ha chiesto al ministro dell’Ambiente di ostacolare la prelazione offrendo una collaborazione pubblico – privato a patto che lo Stato lasciasse al privato la proprietà dell’isola rinunciando quindi, sia alla prelazione prevista dalla legge 394/91 (legge quadro sulle aree protette), che a dare esecuzione a quell’articolo (denominato dai media SalvaBudelli) della legge di stabilità.
Articolo, va ricordato a tanti falsificatori della realtà, voluto e votato all’unanimità dal Senato della Repubblica prima e dalla Camera dei deputati dopo (con la sola – sorprendente – eccezione di un voto a maggioranza della commissione ambiente della Camera contro la prelazione).
Quando ho lanciato, il 15 Ottobre, la petizione su Change.org indirizzata al presidente del Parco, ai ministri dell’Ambiente e dell’Economia e al direttore dell’Agenzia del Demanio scrivevo chiaramente che finalmente Budelli poteva diventare pubblica.
Qualche analfabeta ha scritto che abbiamo lasciato intendere che Budelli fosse già pubblica e svenduta…evidentemente c’è chi, perfino in ruoli istituzionali ,non sa nemmeno leggere.
Posso anche ricordare che già nel 2005, il ministro del centrodestra Matteoli, aveva annunciato di voler esercitare la prelazione se Budelli fosse stata in vendita, e anche io, da ministro, avevo incaricato i miei uffici di verificare se fosse possibile acquisire quel simbolo della natura italiana.
Da molto tempo infatti le istituzioni, attente alla tutela e alla valorizzazione del nostro patrimonio naturale, si sono mosse perché il simbolo del Parco Nazionale della Maddalena potesse divenire un Bene Comune.
E mi risulta che il presidente del Parco incontrando il sig. Harte, dopo che avevamo lanciato la petizione, ha spiegato correttamente, come riportato anche dai media “ben venga il privato che voglia investire sulla protezione dell’ambiente, ma eserciterò il diritto di prelazione se lo Stato mi darà l’opportunità perché quell’isola è un gioiello simbolo dell’infinita bellezza del nostro territorio e, non da ultimo, perché rappresenta il simbolo del nostro  Parco…”
Tutto ciò non perché i vincoli esistenti non siano sufficienti, come strumentalmente è stato osservato da chi tifa per accontentare il miliardario.
Anzi, come ho scritto nella petizione fin da Ottobre, grazie all’efficacia dei vincoli il prezzo di asta è oggi davvero basso e quindi conveniente per una prelazione pubblica.
Prelazione che, proprio per questi motivi, un procuratore generale emerito della Corte dei Conti ha definito tanto doverosa che il mancato esercizio potrebbe configurare un’‘illecito’.
Del resto perché, ove possibile, lo Stato preferisce avere la proprietà pubblica di monumenti importanti pur essendo gli stessi vincolatissimi e, in quel caso, anche costando la manutenzione degli immobili storico-artistici ben di più di un’isola dove occorre garantire che sia il più possibile una riserva pressoché integrale?
Inoltre 100.000 persone hanno sottoscritto la petizione con firme certificate da una delle  più grandi piattaforme di petizioni popolari al mondo, Change.org e tra questi hanno sostenuto la proposta alcune delle principali personalità ambientaliste e della società civile italiane.
A favore della prelazione si sono espressi i rappresentanti della quasi totalità delle principali associazioni ambientaliste (WWF, LIPU, Touring Club, Fai, Greenpeace, Italia Nostra…) con la rumorosa, e per me sorprendente, eccezione di Legambiente.
Di fronte a tutto ciò sarebbe normale che il sig. Harte prendesse atto con rispetto della volontà del Parco, annunciata da mesi, di esercitare doverosamente la prelazione e della volontà del Parlamento Italiano che dispone addirittura con norma di legge l’esercizio della stessa.
Invece qualcuno sta accreditando ancora una volta l’immagine di un’Italietta confusa e senza un po’ di orgoglio nazionale dove le norme possono essere aggirate e qualunque decisione può essere rivista in cambio di qualche promessa o sull’onda di qualche operazione mediatica demagogica.
Infatti il sig. Harte, spero solo perché mal consigliato, ha lanciato un appello al ministro dell’Ambiente perché intervenga per non fare esercitare la prelazione proponendo una collaborazione pubblico-privato con una sua fondazione a cui avrebbe dato in dotazione un milione di euro e raccolto poi altri fondi. E in cambio di questa promessa lo Stato dovrebbe rinunciare a far valere le proprie leggi.
Ma non basta, il magnate ha anche scritto che quella sua fondazione avrebbe voluto fare ricerca sull’ambiente marino dell’arcipelago e ha suggerito che i tre milioni destinati dallo Stato alla prelazione fossero spostati sulla ricerca marina o anche su altro.
D’altronde chi vuole che l’isola sia del magnate ha proposto in questi mesi che quei tre milioni fossero destinati a qualunque cosa (alluvionati, aree marine protette, bonifiche, ora ricerca sulla biologia marina…), anche se si trattava di una cifra evidentemente inadeguata  allo scopo come nel caso delle bonifiche, purché non si togliesse la proprietà a Mr. Harte.

Mi sono permesso quindi di osservare che se l’obiettivo scientifico e filantropico è quello di  fare ricerca di biologia marina non serve essere proprietario di un isola vincolata dove non è certo possibile costruire nessun osservatorio, mentre il parco ha offerto per una tale attività una delle tante strutture esistenti sulla isola della Maddalena e libere. E ho anche osservato che i tre milioni che aveva destinato all’acquisto li può destinare Lui stesso alla ricerca.
Non contento mi ha replicato scrivendo “Evidentemente per l’ex Ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio contano più le battaglie ideologiche dei drammatici conti economici dello Stato Italiano” e aggiungendo, rivolto sempre all’attuale ministro dell’Ambiente “mi aiuti in una proficua collaborazione pubblico-privato a fare di Budelli un museo a cielo aperto”.
Ma se le casse sono disastrate perché chiedeva qualche giorno prima che i tre milioni andassero alla ricerca? Non era sempre uno stanziamento di soldi dello Stato?
Inoltre stavolta non si parla più di ricerca sulla biologia marina ma di museo all’aperto.
Ah! Allora perché un museo all’aperto lo deve fare un privato e non il Parco Nazionale che può garantire che un eventuale attività di visita sia in sintonia con la destinazione a quasi riserva integrale dell’isola e soprattutto può incassare come ente pubblico le eventuali entrate dei biglietti di ingresso senza lasciare che un investitore privato guadagni, mentre al Parco resterebbero in gran parte i costi di vigilanza e tutela?
E circa le condizioni del Bilancio dello Stato italiano i tre milioni stanziati dal parlamento per comprare un’isola che resterà al patrimonio pubblico sono un investimento, sono stati fondi  generici del ministero dell’Economia. Basterà finanziare qualche conferenza e convegno in meno e avremo risparmiato l’equivalente dello stanziamento, e in più lo Stato si troverà proprietario di un gioiello naturalistico unico di valore inestimabile. D’altronde non è un caso che ci sia questa insistenza per ottenerne la proprietà.
Da dovunque lo si guardi questo accanimento perché Budelli vada ad un privato non è ragionevole dal punto di vista di chi privilegia l’interesse pubblico.

Al privato Mr. Harte andrebbe chiesto solo un po’ di rispetto per le decisioni delle istituzioni italiane e anche per la nostra intelligenza.
Dica che aveva fatto un affare ed è dispiaciuto che il parco abbia esercitato la prelazione, ma del resto Harte sapeva che esisteva la possibilità del Parco di acquistare l’isola con la prelazione e dovrebbe solo prendere atto che ciò accadrà.

 

Ho voluto riepilogare, almeno in parte, quello che è accaduto in questi mesi perché l’opera di disinformazione è stata tale che l’avvocato di Harte è intervenuto perfino in un Tg del servizio pubblico, il 2 gennaio in un pezzo ampio, spazio che in due mesi è stato invece negato a Change.org e alla petizione delle 100.000 firme .
Quindi una manovra  è in atto  per accreditare quella caricatura di un’Italia  che non riesce nemmeno ad acquistare un’isola simbolo della Natura Italiana.
Anche per questo chiedo a tutte le Istituzioni impegnate di agire correttamente, con dignità e senza consentire sotterfugi.
Il caso Budelli è già noto alla stampa mondiale.
Dimostriamo quindi che, almeno in questo caso, le manovre nascoste non possano avere la meglio contro centomila cittadini che hanno agito in modo trasparente: con una petizione, appelli, iniziative pubbliche partecipate, rispondendo in modo corretto anche alle posizioni contrarie ed ottenendo un voto parlamentare che deve ora solo essere eseguito in tempi rapidi e senza alcun trucco.
So bene che anche quando Budelli sarà un bene comune ci sarà chi farà il possibile perché il pubblico fallisca, ma spero proprio che, invece, si possa dimostrare come la collaborazione pubblico-privato debba svolgersi tenendo prioritario l’interesse pubblico. Quindi l’isola della spiaggia rosa deve essere un Bene Comune mentre va attivata ogni collaborazione utile con fondazioni e privati per realizzare la ricerca sulla biologia marina in uno dei tanti immobili lasciati vuoti da quella vergogna speculativa che è stato il G8 alla Maddalena.
Ed ancora attiviamoci tutti perché la Regione e lo Stato stanzino i fondi necessari , che sono ben di più di tre milioni, per le bonifiche da anni promesse ai maddalenini.

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