Pecoraro Scanio a Ecoblog: “Fiero dei miei No”

Vi segnalo questa intervista  pubblicata da Ecoblog:

In un bel pomeriggio di qualche giorno fa a Roma ho incontrato Alfonso Pecoraro Scanio ex ministro dell’Ambiente e presidente di quei Verdi, spazzati via nella tornata politica del 2008. A tre anni da quella storica scoppola e dopo aver letto e pubblicato di iniziative sponsorizzate proprio da Pecoraro Scanio, penso sia giunto il tempo di chiedere al diretto interessato e con il senno di poi la sua lettura dei fatti e i progetti che ha in cantiere. E sopratutto se ha intenzione di rientrare in politica.
L’appuntamento per l’intervista all’ex ministro all’Ambiente è stato fissato nella sede dell’ Univerde, la Fondazione che dirige e che aggrega tutti i suoi sogni, obiettivi e sforzi. Univerde è a pochi passi dal cuore politico di Roma, è circondata dai ministeri e proprio a pochi metri c’è quello dell’Agricoltura, altro dicastero diretto da Pecoraro Scanio dal 2000 al 2001 sotto il Governo Amato. Occhio: non è un buen retiro, ma un promontorio di osservazione decisamente interessante. Lui, o’ ministro, è disponibile ma molto scafato e con una spessa corazza che ho faticato a bucherellare.

 

D.: La trovo in forma e in un bell’ufficio. Ma ora esattamente cosa fa?
R.: Insegno Ecoturismo alla Facoltà di Sociologia di Milano Bicocca. Ho appena laureato con il massimo dei voti un’allieva. Poi sono Presidente dell’Univerde, la Fondazione che dirigo e con cui porto avanti molte iniziative in merito all’ambiente.Ci sono collaborazioni con Jeremy Rifkin, Rajendra Pachauri e Carlo Rubbia. L’obiettivo è divulgare l’ecologia e il concetto che uno stile di vita sereno e senza l’ossessione del consumismo è possibile. Mi occupo anche di governance e ho aiutato, ad esempio il comune di S.Benedetto del Tronto, dove i Verdi sono presenti all’8% ultime elezioni, a vincere un progetto LIFE.

D.: Scusi la brutalità della domanda: ma chi paga questa bella struttura?
R.: Paga chi partecipa a questi eventi e sostenitori privati (mi mostra una brochure del concorso fotografico Obiettivo Terra che si è concluso con la mostra all’Ambra Jovinelli il 12 luglio NdR).
D.: Torniamo con la memoria all’indomani della scoppola elettorale del 2008? Perché secondo Lei gli italiani a un certo punto non hanno votato i Verdi?
R.: E perché non hanno votato Rifondazione? Vede il punto è che abbiamo pagato lo scotto del “voto utile” di Veltroni e lo sbarramento del 4%. Eppoi, molto ha fatto l’attacco mediatico al sottoscritto che ha radici più lontane: è partito nel 2006 e senza dimenticare quello del 2000 quando fui nominato ministro per l’Agricoltura.
D.. Scusi e i mandanti dell’attacco mediatico secondo lei chi sarebbero stati?
R.: Non lo so.
D.: Faccia autocritica: non c’entrano, ad esempio, i suoi No a tutto e tutti?
R.: Certamente avevo molti nemici politici. Noi Verdi finché rappresentavamo una piccola minoranza eravamo considerati gestibili. Io ho portato i Verdi a essere una forza politica con cui confrontarsi. E per questo non sono piaciuti i miei No. Prima delle elezioni del 2008 le proiezioni in Sinistra Arcobaleno ci davano oltre l’8%.
D.: Sa che Lei è considerato da una certa parte politica il peggior ministro dell’Ambiente che si sia avuto nel nostro Paese?
R.: Se una certa parte politica, o meglio le lobby mi considerano il peggior ministro dell’Ambiente: orgoglioso di esserlo stato e orgoglioso dei miei No alla Tav, al Ponte sullo Stretto, al Mose, all’autostrada della Maremma, agli inceneritori, trivellazioni per la ricerca di carburanti e ho avuto ragione. Sono progetti che dopo 3 anni e senza il mio contributo ancora non stanno in piedi. Qualcosa vorrà pur dire… Eppoi, io non sono stato solo quello dei No.
D.: Prego: quali i suoi Si?
R.: Vado particolarmente fiero della legge sul fotovoltaico: il solare in Italia l’ho inventato io; l’autorizzazione agli agricoltori di fornire anche. Ancora oggi mi ringraziano per la Riforma agraria del 2001 con la possibilità di aprire, ad esempio i Farmer’s Market oppure il decreto Pecoraro conosciuto come Natura 2000; ho fatto aprire 700 cantieri contro il dissesto idrogeologico; aree marine a Procida, Vivara e Ischia o la normativa sul mini-eolico…
D.: Riguardo all’eolico come giudica la battaglia antistupro del paesaggio cavalcata da Vittorio Sgarbi?
R.: Le rinnovabili in genere sono una gran bella cosa. Ma un conto è farle secondo criteri rinnovabili un conto è mettere impianti a caso.
D.: A proposito di inceneritori e di emergenza rifiuti in Campania. Anche lì è stata tirata in ballo la sua politica ambientale: l’attuale Governo sostiene che se Napoli è piena di monnezza è colpa di Pecoraro Scanio.
R.: Affatto. Oggi, tutti bravi a dire che era colpa mia e dei miei No agli inceneritori. Ma voglio ricordare e basta guardare le dichiarazioni fatte in passato mentre io dicevo di No Di Pietro e Bersani erano convinti sostenitori ai termovalorizzatori. Poi sono stato tirato in ballo nella questione emergenza rifiuti quando io non c’entro nulla, non ho avuto neanche una richiesta di comparizione perché a conoscenza dei fatti. Niente di niente. Ho salvato Napoli dall’emergenza rifiuti nel 2007 e aperto la discarica di Macchia Soprana, l’unica voluta con il consenso dei cittadini. D’altronde tre anni dopo con de Magistris e Sodano (con cui ha collaborato quando era senatore alla Commissione ambiente a Napoli NdR) si sta riprendendo la politica che avevo prospettato: differenziata, la raccolta porta a porta, il compostaggio e senza necessità di inceneritori.
D.: Facciamo un po’ di nomi: Stefania Prestigicomo…
R.: Poverina: mi è molto simpatica, ma nel Governo non ha spazio.
D.: Angelo Bonelli
R.: …. (espressione perplessa) L’ho fatto eleggere Presidente, ma ora prosegue la sua strada.
D.: Nichi Vendola e gli Ecodem?
R…. (sorride)
D.: Ok, potesse tornare indietro e con il senno di poi, in quale punto della sua storia cambierebbe atteggiamento, se lo cambierebbe?
R.: Cercherei di ripensare i Verdi. Più che per il risultato delle elezioni del 2008, si vince e si perde, sono rimasto molto deluso dall’atteggiamento che hanno avuto i miei colleghi di partito. Ecco l’Univerde andava fondata prima e lì cresciuta la classe dirigente.
D.: E oggi? Nel pieno della sua maturità politica, forte del bagaglio di esperienze fatte e con il desolante vuoto di politica ambientalista in Italia, pensa a un possibile rientro?
R.: Non nascondo che sono in molti a chiedermelo ma non mi interessano più i palazzi. Sono cresciuto e faccio comunque politica intervenendo nel sociale con piccoli passi, idee e persone che credono.

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