IPCC: servono emissioni zero. Stop trivelle e carbone.

Ancora una volta l’IPCC, l’organismo scientifico dell’ONU che monitora i cambiamenti climatici, conferma ed aggrava l’allarme per concentrazioni di Co2 che sono giunte ad un livello che non si registrava da 800.000 anni.

In particolare, i dati sul Mediterraneo sono molto più significativi rispetto al passato perché il livello di riscaldamento sta procedendo ad una velocità inaspettata.

Ricordo che durante la Conferenza nazionale sui cambiamenti climatici del settembre 2007 gli scienziati lanciarono l’allarme per l’eccessivo riscaldamento del Mediterraneo e un banale errore di stampa di un documento fu strumentalizzato per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica sulla gravità della situazione prospettata dagli esperti, tentando di screditare la credibilità scientifica di quella conferenza. Purtroppo i fatti hanno dato ragione a quelle preoccupazioni.

Lanciammo allora l’allarme per la possibilità di un crescente numero di bombe d’acqua sulla nostra penisola e proponemmo un piano di adattamento ai cambiamenti climatici che prevedesse nuovi sistemi di allerta e ogni misura utile per ridurre lutti e danni.

Da allora poco o nulla è stato fatto ed infatti l’Italia ancora non dispone di un piano di adattamento ai cambiamenti climatici, annunciato da tempo ma non ancora approvato.

Intanto le Nazioni Unite chiedono, anche in questi giorni con sempre più insistenza, che si arrivi ad un modello di sviluppo a zero emissioni entro la fine del secolo. Per raggiungere questo obiettivo è necessario sin da subito ridurre in modo drastico le emissioni di CO2 in atmosfera, procedendo verso efficienza energetica ed energie rinnovabili, abbandonando progressivamente petrolio, carbone e gas come combustibili. Questo rende ancora più evidente perché le proposte di trivellazioni petrolifere a terra e a mare previste dal decreto cosiddetto “Sblocca Italia” sono assolutamente irresponsabili e in piena contraddizione con gli impegni sottoscritti a livello europeo ed internazionale.

Di fronte alla gravità dell’allarme lanciato delle Nazioni Unite, i governi non possono continuare con proclami inconcludenti senza determinare un efficace e deciso cambiamento del modello di sviluppo e degli stili di vita.

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