Quel che abbiamo fatto

Forse è sfuggito ai più questo articolo del Corriere della Sera nel quale si spiega bene quello che abbiamo fatto per il dissesto idrogeologico durante il precedente Governo. Ed i tagli adesso operati da Berlusconi.

Il dossier Il dissesto del territorio e gli interventi

Frane, servono 35 miliardi. In cassa solo 300 milioni

MILANO – L’ Italia continua a crollare. E ogni pezzetto che cade
porta con sé lutti e famiglie distrutte, danni per milioni, paesi
isolati, stati d’ emergenza. «In Molise ci sono 4 mila case ad alto
rischio», dice la Protezione civile. «Il maltempo di questi giorni in
provincia di Salerno ha causato 18.690 punti di frana e danni per circa
400 milioni di euro» spiega l’ assessorato all’ Ambiente. «Da tempo,
dopo la tragedia di Soverato, in Calabria sono stati rilevati 8.000
movimenti franosi, di cui 6.000 ad alto rischio» attacca il Wwf. In
tutto, 5.596 degli 8.191 comuni italiani sono a rischio frana. La
Radicale Elisabetta Zamparutti, eletta nel Pd e membro della
Commissione ambiente alla Camera, tira le somme e in un’ interrogazione
ai ministri dell’ Ambiente, di Infrastrutture e Trasporti, e dello
Sviluppo economico, dice che «bisogna riconsiderare tutti gli
investimenti a tutela del territorio nel nostro Paese, a partire dalla
Calabria e dalla Sicilia. E va promossa una conferenza nazionale in
materia di governo del territorio». Il problema è che i soldi necessari
a combattere il dissesto idrogeologico non ci sono. O meglio, non ce ne
sono quasi più. Ce ne vorrebbero molti. Calcoli che risalgono a quando
il ministro dell’ Ambiente era ancora Altero Matteoli avevano stabilito
che per risanare le ferite del territorio italiano occorrevano 44
miliardi di euro. Poi le stime erano state riviste lievemente al
ribasso e si parlava di 35 miliardi. C’ è anche chi sostiene che
potrebbero bastare 20 miliardi, puntando sull’ ingegneria naturalistica
invece che soltanto sul cemento, e approfittando dell’ occasione per
lanciare in Italia quei «lavori verdi» di cui parla Obama dall’ altra
parte dell’ Oceano. Ma anche così, si parla di un sacco di soldi.
Soprattutto alla luce dei tagli provocati dalla crisi economica, che ha
colpito anche il ministero dell’ Ambiente. «Il budget complessivo è
passato da 1 miliardo e 300 milioni a circa 500 milioni» denunciano gli
ambientalisti. Il precedente governo aveva stanziato quattrini
destinati alla mitigazione del rischio idrogeologico. Per il triennio
2007-2009 l’ allora ministro dell’ Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio – a
prezzo di qualche lite con il responsabile di Economia e Finanze, Padoa
Schioppa, e arrivando a minacciare una crisi di governo nel settembre
2006 – era riuscito a mettere assieme 881 milioni di euro
: 200 da
spendere nel 2007, e 265 per i due anni successivi; più altri 151
milioni spuntati grazie a un «blitz» sui soldi recuperati dal mancato
finanziamento del Ponte sullo stretto, che erano stati destinati a
Calabria e Sicilia. Insomma, a partire dal 2006, anche grazie a quei
milioni, in Italia sono stati aperti 644 cantieri destinati a opere di
riassetto e messa in sicurezza del territorio. Ora quei soldi stanno
per finire: per il 2009 restano meno di 300 milioni. Poi il rischio è
che il dissesto economico si mangi quello idrogeologico. Ma. Po.

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