Mose di Venezia: forse avevamo ragione io e Cacciari?

Per anni ho cercato di far riflettere i vari Governi, e anche quello di cui facevo parte: l’ultimo governo Prodi, sull’utilità di cambiare radicalmente il progetto del Mose. Come spesso accade per le mie battaglie temo che ancora una volta avrò ragione dopo anni.

L’inchiesta di questi giorni sulle modalità di funzionamento del consorzio per la costruzione del Mose sta svelando i possibili interessi che erano dietro ad un accanimento su un progetto vecchio, tecnicamente superato de economicamente costosissimo, su cui tuttavia si è continuato a insistere senza ascoltare mai le ragioni di chi la pensava diversamente.

Ricordo perfettamente le riunioni del comitato istituzionale dove come ministro dell’Ambiente votai contro il progetto insieme al sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, e al ministro dell’Università Mussi e fui additato come un nemico del progresso.

Invece facevo il mio dovere di ministro che aveva giurato fedeltà alla Repubblica e cercavo di aiutare il mio Paese a non sprecare denaro pubblico per un’opera costosissima, di pesante impatto ambientale e di dubbia utilità, rispetto all’emergenza dell’acqua alta a Venezia.

Ancora una volta gli interessi enormi che si organizzano dietro queste megaopere, quali il Mose, il Ponte sullo stretto, il Tav, o più semplicemente inceneritori o altre operazioni di questa natura, impediscono di ragionare guardando davvero al rapporto costi/benefici.

Le campagne mediatiche tendono a descrivere chi cerca di far riflettere sull’effettiva utilità di queste mega opere, nel migliore dei casi, come un nemico del progresso e quando non possono bloccare queste opposizioni, s’inventano macchina del fango per screditare chi si oppone a questo spreco di denaro pubblico.

Le opere che danno davvero lavoro, aiutando l’ambiente, come i circa 1.000 cantieri che riuscii a fare aprire per la prevenzione delle frane e del dissesto idrogeologico che guarda caso sono state censurate dagli organi d’informazione tradizionali.

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