40/27/27… una delusione e un’occasione mancata per la Presidenza italiana.
Il Consiglio dei ministri UE ha definito gli obiettivi al 2030 con un taglio del 40% delle emissioni di CO2 e obiettivi ancora più modesti per le rinnovabili (27%) ed efficienza energetica (27%).
Dopo la grande spinta e il successo economico e ambientale della strategia per il 2020 (la famosa 20/20/20) ci si aspettava uno slancio della UE per divenire il leader mondiale della green economy.
Gli analisti di Greenpeace hanno recentemente presentato uno studio previsionale sulla possibilità e la convenienza di un obiettivo del 75% di energia da fonti rinnovabili nella UE per il 2030.
La UE poteva puntare almeno ad un ambizioso 50/50/50. Del resto i governi di oggi, come mi diceva la commissaria europea al clima Connie Hedegaard qualche mese fa, sono meno impegnati sul green che nel 2007, quando approvammo il 20/20/20.
Ma l’obiettivo del 27% di rinnovabili è davvero basso perché tutti gli studi dicono che si raggiungerebbe comunque per la naturale propensione del mercato.
Quindi il Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo ha rinunciato ad ogni azione di leadership o, peggio, ha subìto i veti delle lobby dei fossili.
Eppure il Parlamento aveva chiesto di più, e occorre riprendere una forte azione perché una seria azione di contrasto ai cambiamenti climatici che devastano sempre più anche l’Italia pretende coraggio e visione strategica.