8 dicembre 1984. Trenta anni del movimento verde italiano

Teleambiente mi ha intervistato insieme a Gianfranco Amendola sulla storia dei Verdi. Proprio qualche tempo fa, parlando con alcuni amici, attivisti del M5S, ricordavo di quando l’8 dicembre del 1984 mi recai a Firenze nella sala Fortezza da Basso per il primo incontro di quello che definimmo: “arcipelago verde”. Era un appuntamento tra comitati locali, associazioni nazionali ed anche esponenti radicali ed ambientalisti, spesso impegnati a preparare possibili liste elettorali per le amministrative del 1985. Un elemento era comune: volevamo costruire una rete e non un partito. Sarebbe nata infatti nel 1986 una Federazione, e le liste verdi che furono presentate alle elezioni amministrative dell’85.

Io ero impegnato da anni a Salerno, la mia città, per il disinquinamento del mare, la chiusura di un cementificio posto nel centro città, la pedonalizzazione del centro e la riqualificazione del lungomare e di molte zone degradate e avevamo costituito un comitato civico ed ecologista.

A Firenze quell’8 dicembre incontrai esperienze simili alla mia, ma anche diverse. Conobbi Alex Langer che tenne una relazione interessante e raccontava l’esperienza dei Grünen, i Verdi tedeschi. Mi confrontai con un tipo simpatico, Giannozzo Pucci, che mi disse di essere del “Fronte del contadino impazzito” e che era impegnato per il biologico. C’erano decine di attivisti di base ed anche esponenti di associazioni nazionali preoccupati di questa essenza variegata, e per certi versi anarchica, del movimento verde nascente. Vidi un’interessante mescolanza di idee, provenienze e proposte. Era tutto molto spontaneo e anche disorganizzato ma lo spirito mi sembrò genuino.

In pochissimi provenivamo dal Sud Italia, in fondo a Salerno mi vedevano come un marziano. Per chi voleva fare politica c’erano i partiti: Dc, Pci, Psi, nessuno sapeva cosa fossero questi verdi, sembrava una cosa utopica e senza futuro. Oggi sono passati esattamente 30 anni, tanto è cambiato e credo di essere uno dei pochi che in tanti anni non ha voluto cambiare né parte politica né simbolo.

Sono ancora iscritto ai Verdi, quelli delle Marche perché sono da anni impegnati su alcuni temi di lotta che ho più seguito come quelli contro gli Ogm; le trivellazioni petrolifere in mare e, positivamente, stanno affermando quella green economy che parte dalla Terra e dalla terza rivoluzione industriale. Questo impegno è stato premiato da molti buoni risultati elettorali, fino alle recenti elezioni comunali di Urbino della scorsa primavera.

Sono soprattutto le idee verdi ad aver vinto molte battaglie: i temi dell’agricoltura biologica; dell’energia solare (motivo del simbolo del sole che ride); della raccolta differenziata; le auto elettriche e le pedonalizzazioni; i parchi naturali e la difesa degli “altri animali”; la demolizione degli ecomostri; i diritti dei consumatori; le medicine non convenzionali. Temi “marziani”, allora, che oggi stanno trionfando (in molti casi almeno a parole) e comunque sono ormai noti a tanti. Il vero impegno che serviva all’epoca ed è necessario oggi è quello di diffondere parole di verità e una vera conoscenza ecologista.

Proprio in quegli stessi anni ’80 Gianfranco Amendola, Pinuccia Montanari ed altri davano energia alle università verdi: iniziative di educazione, direi alfabetizzazione, ambientale.

Nel 2008 proprio insieme a Gianfranco, a Pinuccia e ad altri ho rilanciato, con la Fondazione UniVerde, quel progetto di diffusione della cultura ecologista, dimostrando che anche dopo trent’anni non molliamo.

I rapporti periodici che prepariamo e difendiamo sull’energia solare; il turismo sostenibile; l’agricoltura; il Greenbuilding; la Blue economy ed ancora il concorso Obiettivo Terra; la campagna Mediterraneo da remare e tante azioni e ricerche servono a sostenere tutti coloro che si battono per una riconversione ecologica della società e dell’economia.

Noi vinceremo questa battaglia ma per farlo presto occorre dare coraggio ed entusiasmo ai tanti che stanno già costruendo questo nuovo modello con centinaia, migliaia di best practice. È questo il senso di un’altra iniziativa lanciata qualche anno fa: il Green Pride, ovvero far conoscere e mettere in rete le tante buone pratiche green in crescita ovunque.

Trent’anni fa avevamo dei sogni: alcuni si sono realizzati, con leggi ed atti di buona amministrazione, altri grazie a sviluppi tecnologici. Altri ancora stanno crescendo per l’evoluzione culturale, e direi spirituale, di molti che hanno capito che vivere in armonia con la natura,  non depredandola, non solo è doveroso ma è etico, indispensabile e conviene se vogliamo avere un futuro migliore per noi e per le future generazioni.

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