La Finanziaria del gambero

La Finanziaria licenziata nei giorni scorsi dal Parlamento è decisamente penalizzante per l’ambiente.
Infatti solo il 2,4% delle risorse pubbliche sarà destinato alla tutela dell’ambiente terrestre e marino. Vale a dire solo 819 milioni di euro sul totale.
Ma il dato più rilevante è la riduzione del 50% delle risorse assegnate alle politiche dell’ambiente.
Ovviamente da questa maggioranza non ci si poteva aspettare altro.

Da rilevare la bizzarra situazione italiana che vede l’assenza di un dibattito parlamentare su questi temi, proprio quando Obama propone per l’economia USA un  piano di rilancio occupazionale da cinque milioni di nuovi ‘lavori verdi’ ed i governi della Unione Europea mettono al centro della loro politica la priorità ambientale.

Incomprensibile poi è l’opportunitá dei tagli per la difesa del suolo e la Protezione Civile, proprio  all’indomani di un autunno definito di eccezionale maltempo, ma purtroppo prevedibile alla luce degli sconvolgimenti climatici in atto.

Quanto al Piano sulle infrastrutture è preoccupante che non ci sia nulla per la salvaguardia del territorio né che si intensifichino gli investimenti relativi al trasporto dei pendolari e per la mobilità urbana.

E che dire poi della ipotesi di costruire 10 improbabili centrali nucleari insicure, costose e lontane nel tempo.

Ricordiamo poi che solo una vera e propria sollevazione popolare ha evitato che passassero – anche retroattivamente – i tagli ai fondi per il risparmio energetico ed il rilancio dell’energie rinnovabili.

Di fronte alle scelte coraggiose delle Finanziarie 2007 e 2008, che avevano segnato finalmente una svolta per l’ambiente, le rinnovabili, la difesa del suolo e la mobilita sostenibile, oggi si torna indietro con la Finanziaria del gambero.

Voglio sperare che come è accaduto nelle comunità locali USA durante il disastroso mandato del governo Bush, anche in Italia Comuni, Province e Regioni – in collaborazione con le imprese più innovative – decidano di investire per le rinnovabili e l’ambiente.

Ecco perché anche sul sito www.universitaverde.it, abbiamo deciso di non far mancare il nostro appoggio alla bella realtà di Agenda 21.

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