Il costo del non agire

La migliore risposta ai dati inesatti comunicati dal Governo, sul costo del pacchetto clima, l’ha data il Commissario Europeo Dimas, secondo il quale l’Italia come sistema Paese guadagna
dall’applicazione intelligente del Protocollo di Kyoto.
Ma vorrei approfondire la questione.
Sir Nicholas Stern non è un ecologista, ma un
economista della Banca Mondiale; non è certo un attivista ambientale o
un uomo dai facili allarmismi, proprio per questo mi sembra utile ricordare quanto ha affermato nel rapporto che  gli fu commissionato  nel  2006 dall’allora Premier inglese Blair.
Utlizzando i risultati di modelli economici formali, il Rapporto ha stimato
che se non interveniamo, i costi complessivi ed i rischi connessi con i
cambiamenti  climatici equivarranno ad una perdita minima del 5% del
prodotto lordo gloabale annuo , ora e per sempre.
Tenendo in considerazione una più ampia classe di rischi e di
impatti – sempre secondo il Rapporto Stern – il danno potrebbe salire al 20% del prodotto lordo  e anche
oltre.
Al contrario, il costo di ridurre le emissioni di gas serra per evitare
i peggiori impatti dei cambiamenti climatici, potrebbe essere limitato
a circa l’ 1% del prodotto lordo globale annuo.
Gli investimenti che verranno effettuati nei prossimi 10-20 anni, quindi, oltre ad avere un grande beneficio – come affermato giustamente da Dimas – dal punto di vista occupazionale, avranno un profondo effetto sui cambiamenti climatici della seconda
metà del secolo e di quello successivo.
Insomma, secondo Stern,  il non agire sui cambiamenti climatici costerebbe da 5 fino a 20 volte tanto rispetto all’agire.
E per questo sono particolarmente da apprezzare le parole del Presidente Napolitano, che oggi ha affermato come occorra “una scossa che venga dal profondo della società
civile: in Italia e altrove”

| |

I commenti sono chiusi.