Come ogni anno la sezione italiana della FEE, Foundation for Environmental Education (Fondazione per l’Educazione Ambientale) fondata nel 1981, un’organizzazione internazionale non governativa e non-profit con sede in Danimarca, ha consegnato le famose bandiere blu alle spiagge italiane.
Come sempre si registra la soddisfazione di chi vince (prima regione la Liguria, con un maggior numero di spiagge dichiarate pulite lungo tutta la Penisola) e le polemiche di chi è escluso o propone altri criteri di valutazione. Certamente la sensibilità verso la tutela del nostro mare è cresciuta.
Ecco perché mentre guardiamo con piacere i servizi televisivi che ci mostrano spiagge incontaminate e acque cristalline, dobbiamo impegnarci per bloccare la follia del via libera a ricerche e trivellazioni petrolifere nel Mediterraneo.
Il Turismo è una delle principale attività economiche del nostro Paese e una della principali fonti di posti di lavoro e il Mediterraneo è l’area più turistica del mondo.
Bisognerebbe pensare anche ai danni possibili in un mare chiuso come il ‘Mare Nostrum‘ se si avverasse una catastrofe petrolifera come quella della BP nel golfo del Messico o anche meno grave. Le riserve petrolifere stimate sotto i fondali del Mediterraneo sono davvero irrilevanti se paragonate ai possibili rischi all’ambiente, al turismo, alla pesca e alle tante attività che si sviluppano lungo coste tra le più densamente popolate del Pianeta.
Ecco perché da tre anni abbiamo lanciato la proposta per una moratoria di tutte le trivellazioni petrolifere nel nostro mare con la campagna ‘Mediterraneo da remare‘ che partirà il prossimo luglio con una terza edizione.