
Gli amici di Greenpeace hanno annunciato oggi il ritiro da parte dell’Enel dell’assurdo ed anacronistico progetto di riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle. Ringrazio loro e tutti quelli che negli anni si sono battuti contro questo piano assurdo.
Ricordo di aver ricevuto attacchi non solo dalle destre ma anche da sindacalisti e da parte del centrosinistra per essermi sempre opposto, anche da Ministro dell’Ambiente, a quel progetto di conversione a carbone che risultava un insulto, dopo anni di inquinamento da parte della vecchia centrale ad olio combustibile, mentre proprio lì vicino, a largo della foce del Po, quello stesso territorio sopportava già un grande impianto impattante come il rigassificatore di Rovigo.
Da anni propongo la progressiva chiusura della centrali a carbone ed un serio piano che punti convintamente su efficienza energetica e produzione distribuita da rinnovabili.
Proprio per la mia forte opposizione al carbone nel 2007, il settimanale Panorama mi dedicò una copertina dal titolo “Quest’uomo ci costa 40 miliardi” e il dossier pubblicato contro di me riportava le posizioni delle solite lobby che mi accusavano principalmente di bloccare il carbone e gli inceneritori mentre investivo con il secondo conto energia e con Rubbia e Rifkin come consulenti sul solare e le Smart grids.
Fu l’avvio di una campagna di fango in grande stile.
Gli interessi dietro carbone e inceneritori sono ancora enormi, ma possiamo e dobbiamo vincere per il bene delle future generazioni. In Italia ci sono ancora 13 centrali a carbone che costano in termini di inquinamento ed emissioni di CO2, inoltre il carbone viene importato mentre con le rinnovabili risparmiamo sulla bolletta energetica oltre che guadagnarne in salute e ambiente .
Va programmata la chiusura anche di queste centrali.