Articolo de la Repubblica per l’agricoltura

Nei due giorni scorsi sono stato a Milano alla fiera EnerSolar+ 2010 per parlare di solare, auto elettriche ed emergenze ambientali, e ieri sera ero a Vigevano a una conferenza sull’agricoltura di qualità senza OGM.Stamattina ho letto con piacere su la Repubblica un editoriale di Giovanni Valentini: “Il nuovo patto tra economia e ambiente” sull’appello lanciato dal Fai (Fondo ambiente italiano) a sostegno dell’agricoltura e della necessità di coordinare sempre di più le iniziative dell’agricoltura e dell’ambiente. Ed è esattamente ciò di cui mi occupo da quando divenni presidente della Commissione Agricoltura nel 1996, e mi sembra una sfida fondamentale per la green economy. In basso vi segnalo l’articolo:

Il nuovo patto tra economia e ambiente

Neppure la mobilitazione organizzativa del Fai (il Fondo ambiente italiano), guidato da due “signore di ferro” come Giulia Maria Mozzoni Crespi (presidente onorario) e Ilaria Borletti Buitoni (presidente) – è riuscita alla fine a “convocare” insieme il ministro dell’Agricoltura Giancarlo Galan e quello dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, come prevedeva il programma del Convegno di Bologna. E a ricongiungere così simbolicamente sul palco due settori che sono strettamente legati da un destino comune. Il “forfait” del ministro Prestigiacomo dimostra una volta di più, oltre alla sua insensibilità e inadeguatezza, quanto sia distante l’impegno di questo governo dai problemi concreti del Paese. L’Italia fa poco e male per l’agricoltura, settore primario per definizione; fondamentale per l’economia, ma anche per l’ambiente e per il turismo. E quel poco che fa, comunque, lo fa a singhiozzo, cioè in modo frammentario e contingente. Ecco perché l’appello lanciato dal Fai, sollecitando una programmazione continua e duratura, corrisponde a un’esigenza effettiva di governo del territorio come presupposto indispensabile per sostenere l’attività agricola, salvaguardare la qualità della vita e tutelare la salute dei cittadini.

D’accordo: siamo in piena crisi economica e bisogna ridurre le spese. Ma, come ha detto la presidente Crespi, non si può tagliare a danno di un settore vitale come l’agricoltura, mentre si dovrebbe iniziare piuttosto dagli sprechi di Stato. Ed è già tanto che il ministro Galan, reduce da una riunione del Cipe, abbia potuto presentarsi al Convegno di Bologna con uno stanziamento di 100 milioni di euro per il settore agroalimentare e un altro di 177 per interventi nel settore irriguo e della bonifica.

A Roma, invece, il ministro Prestigiacomo si accontenta di 35 milioni per i parchi nazionali, quando si sa che per garantire la loro sopravvivenza ne occorrono almeno 50: e dire che continua a riscuotere l’indulgenza di alcune associazioni ambientaliste, come il Wwf Italia, in ragione di una “realpolitik” che rischia di sconfinare nella compiacenza. Sarà pur vero – secondo l’infelice battuta del ministro Tremonti, a proposito dei tagli alla cultura – che “la Divina Commedia non si mangia”. Ma poi crolla la Domus di Pompei e crollano anche l’immagine e la credibilità internazionale dell’Italia che rischia così di perdere “appeal” sul mercato del turismo. L’agricoltura, invece, si mangia: o meglio, si mangiano i suoi prodotti. E se crolla l’agricoltura, crollano anche gli argini dei fiumi, i versanti delle montagne o delle colline, i paesi, le case e i campanili che compongono il nostro principale patrimonio collettivo: quel paesaggio in cui sono racchiuse l’identità e l’anima del nostro Paese.

Fonte: la Repubblica del 19/11/2010

 

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